venerdì 8 maggio 2009

Reportages psichiatrici dall'Abruzzo terremotato

Marco, amico, psichiatra, presente in Second Life nel quale sta portando avanti un bellissimo progetto che analizza gli intrecci della psicologia, psicosociologia e il virtuale, è anche presente nell'area colpita dal terremoto, dove ha portato la sua esperienza fin da subito.

Ecco i suoi reportages tratti dal sito PSYCHOMEDIA.IT di cui è direttore, e in particolare l'area "Psichiatria e Psicologia dell'Emergenza" :

Primo reportage psichiatrico dall'Abruzzo terremotato: l'arrivo sul campo

Marco Longo


9 Aprile

Come feci già a suo tempo per il Friuli e l'Irpinia, due giorni fa sono partito per l'Abruzzo per dare una mano agli abitanti del mio paese e dei Paesi vicini dell'Altopiano delle Rocche, con l'idea di mettere a disposizione soprattutto le mani e la schiena, ma anche la mia professionalità ed esperienza di psichiatra e psicoanalista di gruppo. E così è stato; ora vi racconto com'è andata.

Sono arrivato a L'Aquila la mattina presto di giovedì e, siccome non ero andato per curiosare la rovina dei suoi abitanti e della città (che conosco ... o meglio ... conoscevo molto bene da più di quarant'anni), pensavo, appena uscito dall'autostrada, di dirigermi subito a sud-ovest verso l'Altipiano delle Rocche. Ma da quella parte le strade erano chiuse, per il pericolo di frane dalle montagne, per cui tutto il traffico (poco e composto perlopiù da mezzi di soccorso o da volontari) veniva deviato verso il lato est.

Invece di saltare la città quindi, ho finito per aggirarla completamente (il centro storico ovviamente è totalmente chiuso), passando vicino all'Ospedale che sapete ... (o a quel che ne resta), attraversando le zone abitative periferiche più colpite (quelle delle palazzine moderne di cartapesta), scendendoo poi a sud verso Paganica (o quel che ne resta), passando per Onna (cioè dove una volta c'era Onna) e poi attraversando la pianura a sud della città, verso S. Angelo e S. Panfilo, per poi finalmente salire verso Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo.

Non faccio commenti su quanto è possibile vedere lungo questo percorso, posso solo dire che è tutto molto peggio di ciò che si osserva in televisione, dove si può apprezzare solo un piccolo angolo visuale, necessariamente dovuto alla telecamera, mentre è ben diverso trovarsi immersi dal vivo e a 360 gradi nella distruzione e nella disperazione della gente.

Arrivato sull'Altipiano, che si trova a circa 1350 metri, ho trovato una situazione decisamente migliore, perchè, per qualche miracolo geologico, lassù il sisma ha intaccato molto meno le case, che sono quasi tutte in piedi, se pur segnate, ma certamente la situazione della popolazione non è altrettanto migliore, anche perchè tutti hanno (o avevano) parenti e conoscenti a L'Aquila o in Valle e comunque anche in quota sono tutti sfollati, chè nella case proprio non si può (per il pericolo) e non si riesce (per la paura) a stare.

Devo dire che la Protezione Civile sta facendo miracoli, con grande organizzazione e professionalità, aiutata sicuramente da una popolazione forte e tenace (con un'ottima Croce Rossa locale), che non si lascia facilmente piegare. Le tendopoli sono già quasi tutte in piedi e funzionanti, anche se mancano ancora diversi servizi (igienici e docce soprattutto, che comunque stanno arrivando), ma il vitto è assicurato e, insieme ai generatori, si stanno installando anche le stufette elettriche nelle tende e nei tendoni sociali.

Lavoro fisico ne ho fatto, come tutti là, veramente molto, tutto il necessario (al limite di quanto mi permettono i miei 56 anni), ma oltre a questo mi sono occupato anche della situazione psichiatrica e psicologica, che è veramente preoccupante, come è facilmente immaginabile; anche perchè i centri psichiatrici un tempo esistenti a L'Aquila sono caduti insieme alla Basilica di Colle Maggio e all'Ospedale, anche se sono già in corso di organizzazione due nuovi centri in tenda, ma questo giù in Valle.

Ho cercato allora di prestare ascolto alle angosce e alle paure, soprattutto degli anziani e dei ragazzi, per dare un primo aiuto e sollievo alla popolazione dei paesi dell'Altipiano, girando per le varie tendopoli e coadiuvando i due medici e i due farmacisti, veramente sovraccarichi. Ho quindi raccolto e organizzato un piccolo gruppo di giovanissimi psicologi (tre, in realtà, di cui solo due già laureati), istruendoli sulle basi del colloquio di base possibile ed auspicabile in queste condizioni di stress ed emergenza. Ho attivato anche dei gruppi di ascolto e di autoaiuto e credo che ora i ragazzi saranno in grado di portare avanti il lavoro anche in mia assenza.

Per la Pasqua sarò infatti a Roma, ma tornerò di nuovo sù in Abruzzo già lunedì e martedì, e poi di nuovo venerdì prossimo e nei prossimi weekend.
Nel frattempo saranno pronti i nuovi centri psichiatrici in Valle, con i cui responsabili ho preso contatto ieri, e quindi credo che già nel corso della prossima settimana saremo pienamente a regime con l'aiuto psicologico sull'Altipiano.

Primi aiuti concreti per dare una seconda vita all'Abruzzo

Marco Longo


11 aprile

carissimi,

molti di voi mi hanno scritto per chiedere cosa si possa fare di concreto nell'immediato

i problemi principali al momento sono di ordine psicologico e igienico

per i primi stanno arrivando diverse squadre in Valle, a L'Aquila e dintorni, e come vi ho detto nella notecard anche in quota, nei vari paesini sparsi, stiamo facendo il possibile

per i secondi, almeno fino a quando non arriveranno le docce e le lavatrici, servono soprattutto calze, mutande, magliette e tute (tutto nuovo, s'intende), che rendono più agevole gestire il cambio degli anziani e dei non deambulanti, così come dei bambini del resto

la cosa migliore è raccogliere dei soldi in gruppo e trovare delle fabbriche disposte a vendere all'ingosso interi cartoni di questi materiali, di varie taglie

inoltre, per i bambini: servono giocattoli (non pericolosi e non troppo grossi) e pelouches, nonché materiali di cartoleria, quaderni, risme di fogli, cartelline, colori vari, das ecc.

per la spedizione però fate attenzione e utilizzate solo canali assolutamente certi e verificabili

chi non avesse o trovasse canali certi, può in prima istanza anche spedire i cartoni al sottoscritto, tanto andrò sù ogni settimana e ho un grosso fuoristrada che posso ben caricare, per poi distribuire ovunque serva di più

eventualmente utilizzate questo indirizzo:

Enrica Gnagni Longo, Via di Bravetta 340, 00164 Roma

(è quello di mia madre, dove abbiamo un garage per raccogliere i materiali)

vi ringrazio

domani sera riparto e martedì o mercoledì al ritorno vi dico

poi riandrò sù giovedì o venerdì

a presto e grazie

Marco Longo


Secondo reportage psichiatrico dall'Abruzzo terremotato: primo coordinamento degli operatori psico

Marco Longo


15 Aprile

Negli scorsi giorni ho prima di tutto preso contatti con gli psichiatri e gli psicologi che gestiscono l'emergenza nei campi di accoglimento delle popolazione de L'Aquila, lavorando in condizioni veramente molto difficili, sia per mancanza di operatori in numero sufficiente per coprire adeguatamente tutti i turni e tutto il territorio (ovvero tutti i dintorni de L'Aquila: un territorio molto vasto ed all' 80 % montano), sia per la stessa situazione personale degli operatori, dato che anche molti di loro hanno perso la casa ...

Come sapete, sono caduti sia il CIM, Centro di Igiene Mentale, di Colle Maggio, che gestiva i pazienti ambulatoriali sul territorio o in day hospital, sia l' SPDC, il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura, che gestiva i casi acuti con posti letto all'interno dell'Ospedale, quello ora sbriciolato ... per cui si pongono diversi e gravi problemi di gestione dei pazienti già seguiti precedentemente, oltre che problemi di gestione dell'emergenza per tutta la popolazione raccolta nei vari campi.

Anche se una buona metà della popolazione aquilana in realtà è già stata spostata in altre città e paesi, soprattutto sulla costa adriatica, cosa che ovviamente pone un problema di emergenza anche nei campi e negli alberghi di tutte queste zone di ricovero, oltre che un problema di dispersione dell'utenza psichiatrica dei suddetti precedenti servizi territoriali; per cui i pazienti si trovano ad aver perso oltre la casa anche i contatti con i medici, gli psicologi e gli infermieri che li seguivano attentamente da anni (e si tratta di pazienti che in massima parte ben poco sopportano le separazioni).

Ho visitato i campi aquilani, trovandoli, devo dire in tutta sincerità, molto ben organizzati, ché la Protezione Civile ha fatto veramente e rapidamente un ottimo lavoro, così come del resto tutti i soccorritori e i vigli del fuoco in particolare (anche se parlando con loro si sente unanimemente dire che vista l'entità della scossa, a parte il centro storico e le case antiche, davvero non si aspettavano una tale distruzione ... dovuta essenzialmente al modo in cui si è costruito).

Ogni campo ha a disposizione tende e servizi, tra cui un buon servizio medico, spesso anche specialistico, nonchè un discreto servizio psicologico, gestito in modo capillare, con molte tende sparse per i vari campi, dall'associazione Psicologi per i Popoli, i cui volontari sono riconoscibili per la maglia verde con la scritta bianca "Psicologia" che indossano; a loro tutta la gente dei campi può rivolgersi anche autonomamente per un primo aiuto psicologico.

L'associazione opera in piena sinergia con ciò che resta del servizio psichiatrico territoriale, fornendo ascolto e sostegno a ovviamente i casi più gravi richiedono l'intervento psichiatrico e purtroppo per il futuro si prevede che tali casi aumentino sempre più, a causa dell'intervenire delle cosiddetta SPT , Sindrome Post Traumatica, che in genere ha un picco a due/tre mesi dagli eventi catastrofici.

Per questo ci si sta organizzando in massima sinergia per attivare, quanto prima, un'azione non solo di contenimento immediato, quanto di prevenzione attiva della SPT, che può comportare soprattutto attacchi di panico, blocchi della parola o di altre funzioni sensoriali o motorie, blocchi emotivi, blocchi operativi e ovviamente depressione o viceversa agitazione psicomotoria.

Il Servizio di coordinamento centrale e provinciale dell'intevento psichiatrico e psicologico, si trova nel grande campo posto al "Globo", alle porta de L'Aquila venendo da Roma, ed opera sotto la responsabilità del Dr, Vittorio Sconci, ex dirigente del CIM; il questo campo il servizio ha a disposizione diverse tende, in cui si trovano sia alcuni degli operatori (altri si spostano continuamente da e verrso i vari campi della provincia) sia molti degli utenti precedentemente seguiti dal CIM e, dove possibile, anche le loro famiglie.

Visto che io ho una casa sull'Altipiano delle Rocche, per fortuna "apparentemente" quasi intatta, come tutta Rocca di Mezzo (ma sono già in corso le verifiche tecniche per stabilire se le molte crepe comunque presenti nelle case dell'Altipiano siano solo superficiali o come si teme, in molti casi, anche profonde), mi è stato affidato il compito di coprire il territorio montano che va da Ocre, e gli altri paesini pedemontani, fino all'Altipiano (1350 metri slm) e ad Ovindoli, attivando dove possibile anche la suddetta prevenzione.

Cosa che ho cominciato a fare, visitando tutti i campi dei vari paesini e quelli delle loro frazioni, prendendo contatto con chi li gestisce dal punto di vista sia operativo che sanitario e soprattutto cominciando, ovunque possibile, a prendere contatto diretto con la popolazione, facendo colloqui individuali o riunendola in gruppi e fornendo quindi il primo sostegno e le prime informazioni.

Anche su questo territorio montano, a S. Panfilo d'Ocre, ho trovato un gruppo di Psicologi per i Popoli, con il quale mi sono coordinato: per il momento gestiranno loro la parte pedemontana, (anche se sono a disposizione per la parte acuta di carattere più specificamente psichiatrico), mentre in quota, sull'Altipiano delle Rocche, ho creato io stesso un primo nucleo di quattro giovani psicologi, raccolti tra i ragazzi del luogo,ai quali ho fornito la prima formazione di base, che mi affiancano nella gestione locale dell'emerganza, visitando con me ogni giorno tutti i campi in quota e fornendo supporto psicologico, fatto soprattutto di ascolto e sostegno, sia individuale che in gruppo.

Marco Longo
Direttore di Psychomedia.it

Terzo reportage psichiatrico dall'Abruzzo: il protocollo di intervento psico

Marco Longo


19 aprile


Venerdì 17 ho avuto modo di prendere contatto diretto con alcune associazioni che stanno operando in Abruzzo dal punto di vista psichiatrico e psicologico, in particolare Psicologi per i Popoli e la PEA, Psicologi Emergenza Abruzzo, che tra l'altro mi ha fornito dell'ottimo materiale informativo ed operativo, ma anche diverse altre organizzazioni umanitarie che possiedono al loro interno anche gruppi di intervento psicologico, specificamente preparato e formato per fronteggiare le situazioni di emergenza

Si ricorda a tal proposito che non è possibile avvicinarsi e/o entrare, sia individualmente che come associazioni, nelle zone colpite, ed in particolare nei campi di accoglienza ,se non si è formalmente e preventivamente accreditati dalla Protezione Civile, dalla Croce Rossa o da altri enti specificatamente preposti all'intervento di energenza, che coordinano tutte le attività e modalità di intervento sulla base delle esigenze che di volta in volta e di luogo in luogo vengono ritenute prioritarie

uno dei problemi nella prima fase di emergenza psicologica dopo un evento catastrofico è la prevenzione, per quanto possibile, della SPTS, Sindrome Post Traumatica da Stress, che statisticamente ha un picco massimo di insorgenza a cavallo del secondo e terzo mese dall'evento e può colpire dal 15 al 30 per cento della popolazione coinvolta, a seconda del tipo di esposizione e collocazione geografica rispetto al luogo centrale di manifestazione o epicentro dell'evento stesso

per questo motivo il protocollo di intervento prevederebbe innanzitutto l'attivazione di uno screening preventivo di tutta la popolazione coinvolta, attraverso un minuzioso censimento anamnestico, compilazione di schede, test ecc, per valutare il rischio di insorgenza della SPTS, sia acuta che cronica, relativamente al tipo di personalità, sviluppo psicologico, eventuale storia psichiatrica e grado di esposizione all'evento

tuttavia una simile procedura, oltre che complessa e laboriosa, rischierebbe di divenire, per gran parte della popolazione colpita, più ansiogena che realmente utile, per cui in genere si preferisce (a parte casi e collocazioni particolari) operare con un rilevamento molto più morbido dei dati, prendendo comunque contatto con tutte le persone che sono state esposte all'evento ed alle sue conseguenze e/o che sono interessate o coinvolte in e da tutte le successive fasi dell'intervento di emergenza, di normalizzazione e di riparazione o ricostruzione, ivi compresi i soccorritori

si preferisce quindi, a parte casi particolari, iniziare con un puntuale censimento della popolazione, in genere fatto in modo colloquiale, visitando le persone tenda per tenda, ovvero in linea di massima muovendosi per unità familiare, raccogliendo gradualmente da ognuno notizie rispetto a come è stato vissuto l'evento, ma anche su diversi particolari precendenti della sua vita personale e lavorativa; questo anche con lo scopo di ottenere dati relativamente a competenze che potrebbero essere proficuamente impiegate nelle fasi di emergenza e ricostuzione, con grande vantaggio sia sociale (risparmio di risorse ed energie da parte dei soccorritori e sviluppo di una più rapida autonomizzazione della popolazione), che psicologico individuale (ché rendersi utile è uno dei modi migliori per affrontare ogni situazione crisi)

ovviamente durante tutti questi colloqui, che vengono attivati e ripetuti in varie sequenze e/o visite quotidiane, si osserva attentamente ogni persona, tenendo un diario di annotazioni, in modo da cogliere subito, o nel corso del tempo sul nascere, eventuali situazioni psicopatologiche o modificazioni peggiorative dello stato psicologico; in questi casi si attiva quindi tuta la procedura anamnestica e diagnostica, compilando la scheda di triage ed utilizzando specifici test di personalità e psicodiagnostici

per il resto si continua ad essere presenti quotidianamente, con più o meno frequenti visite o passeggiate tra le tende, facendo in modo che la popolazione conosca bene gli operatori psicologici e la loro collocazione nel campo (non ha quindi molto senso, soprattutto durante la più o meno lunga fase di emergenza, un ricambio continuo degli operatori, che dovrebbero restare in loco almeno per una o, anche meglio, due settimane ed eventualmente ritornare in loco per analogo periodo dopo un opportuno momento di riposo

nel frattempo si attivano in genere altre modalità di intervento specifico, per lo più di tipo gruppale, sia per particolari gruppi all'interno della popolazione colpita, sia anche raggruppando le persone in base alle loro caratteristiche psicologiche e psicopatologiche, raccolte come sopra descritto, ma anche per i vari gruppi dei soccorritori, allo scopo di mantenere alto il livello di efficienza del loro operato e di facilitare l'emergere soprattutto delle caratteristiche collaborative di ognuno, inibendo invece le iniziative personali, che, per quanto a volte lodevoli, spesso possono mettere a rischio se stessi e gli altri, soprattutto se corrispondono a spinte troppo fortemente emotive o più o meno francamente narcisistiche

vengono quindi attivati gruppi di ascolto, discussione libera, operativi e/o di autoaiuto per la popolazione colpita, ma anche analoghi gruppi discussione e di debriefing per i soccorritori, cercando in ogni caso di mitigare gli aspetti di sovraccarico emozionale e di leadership negativa o manipolativa, facilitando invece l'emergere di aspetti collaborativi e di accomunamento, utilii sia nel prendere decisioni collettive, sia nel favorire una piena efficenza e sinergia di tutte le risorse operanti

eventuali interventi di sostegno psicologico specifico o di tipo francamente psicoterapeutico appartengono o a situazioni particolari che vengono rilevate come suddescritto, o a fasi successive all'intervento sull'emergenza e vengono attivati in casi specifici, coinvolgendo al bisogno i servizi psichiatrici territoriali (che per ora in Abruzzo, in questa prima fase di emergenza, hanno sede in tende opportunamente attrezzate in determinati campi), quindi dopo opportuna valutazione psicodiagnostica, sia psicologica che eventualmente psichiatrica

dico questo anche allo scopo di far comprendere ai colleghi che solertemente già da ora e da più parti propongono metodi o canoni o liturgie psicoterapeutiche varie, o manifestano una pur lodevole disponibilità a venire in loco nei weekend per "fare psicoterapia", che questo attuale è ancora solo e soprattutto il momento del "fare e dell'organizzare"; e chiudo, permettetemelo, stigmatizzando quei colleghi e quelle associazioni che anche stavolta sono venuti o verranno da più parti autonomamente nei luoghi sinistrati, con tende o camper opportunamente e vistosamente imbandierati con i simboli del loro prezioso metodo o gruppo o scuola, non solo senza autorizzazione alcuna, ma spesso fermandosi in loco solo il tempo necessario per farsi intervisare da qualche giornalista o riprendere da qualche telegiornale ... (incredibile ma vero, esistono anche gli psicosciacalli)

M@L
Direttore di Psychomedia.it

Quarto psico-reportage dall'Abruzzo: primi interventi sull'emergenza psicologica

Marco Longo


23 aprile

Il lavoro da me svolto nelle prime due settimane dal terremoto (come medico volontario, specialista in psicologia clinica, psicoanalista e gruppoanalista, iscritto negli elenchi della Protezione Civile e in forza come supporto esterno dell'equipe del Servizio Psichiatrico Territoriale di emergenza de L'Aquila, con l'indicazione cioè di operare sul territorio montano che va da Ocre a tutto l'Altipiano delle Rocche) ha riguardato:

- la presa di contatto con tutti i Sindaci, i responsabili della Protezione Civile delle tendopoli ed i Medici di Base o della Croce Rossa presenti nei campi installati nei vari Comuni e Frazioni del territorio che va da Ocre a Rovere, facendo capo al Centro Operativo Misto attivato presso il Comune di Rocca di Mezzo (con alcune puntate fino ad Ovindoli, anche se tale paese dipende dalla Sanità di Avezzano)

- la raccolta e la comunicazione dei riferimenti telefonici di tutti questi contatti al Sevizio Psichiatrico Territoriale di emergenza de L'Aquila

- la comunicazione a tutti questi contatti dei riferimenti telefonici del ricostruendo servizio psichiatrico, psicologico clinico e neuropsichiatrico infantile

- una prima valutazione, con visite ripetute nei vari campi dello stato psicologico e/o più o meno francamente psicopatologico della popolazione di detto territorio coinvolta nell'evento e attualmene presente nelle tendopoli

- un primo contatto ed una prima valutazione clinica dello stato dei pazienti precedentemente seguiti come utenti del C.I.M. de L'Aquila (che stava a Colle Maggio e ora purtroppo inagibile) e tuttora presenti nel territorio suddetto, nei vari campi

- la comunicazione di tutti questi primi dati al Servizio Psichiatrico Territoriale, al fine di ricreare o ricostituire i rapporti tra detti pazienti e gli Operatori Psichaitrici che li seguivano prima dell'evento

- l'organizzazione di punti tenda e momenti di incontro e/o di ascolto della popolazione, con primi colloqui e soprattutto primi momenti gruppali, attivati a rotazione nei vari campi presenti nel territorio, anche in coordinamento con i Medici di Base residenti sull'Altipiano

Da venerdì 17 aprile ho cominciato ad operare in modo più specifico sul territorio a me affidato (seguendo le indicazioni ricevute nei giorni precedenti dai responsabili dei servizi psichiatrico, neuropsichiatrico infantile e psicologico clinico di emergenza, nonché dai responsabili dell'emergenza psicologica della Protezione Civile)

Ho quindi iniziato ad attivare le procedure di primo intervento già descritte nel mio terzo psico-reportage dall'Abruzzo, denominato: "il protocollo di intervento psico", pubblicato anche su Psychomedia.it, nella neonata area "Psichiatria e Psicologia dell'Emergenza"

http://www.psychomedia.it/pm/modpsy/emergendx.htm

insieme ai primi due reportages, denominati: "l'arrivo sul campo" e "primo coordinamento degli operatori psico"

Il lavoro svolto in questo ultimo periodo ha dunque riguardato:

- l'attivazione di momenti di incontro gruppale per la popolazione coinvolta, ma con modalità relativamente diverse nei campi principali dei Comuni, dove si trovano a contatto coatto molti gruppi familiari o clan ben distinti, rispetto ai piccoli campi delle Frazioni, dove si trovano poche e già più coese famiglie; utilizzando quindi, allo stato nascente, vari modelli (gruppi di ascolto, di discussione libera, di autoaiuto o gruppi centrati su un obiettivo o un compito ecc), anche a seconda sia della situazione psicologica delle singole persone presenti, sia soprattutto del clima psicologico e dell'atmosfera gruppale esistente nei vari campi

- l'attivazione, dove richiestomi dalla Protezione Civile o da altri Corpi, anche di gruppi di ascolto, operativi e/o di debriefing per i soccorritori, al fine di favorire una buona sinergia tra persone appartenenti a corpi diversi o provenienti da luoghi e culture diverse; e dunque facilitare una maggiore collaborazione all'intrno dei e tra i gruppi; e soprattutto da una parte mitigare la tendenza a strafare o a prendere troppe iniziative personali di alcuni (personalità narcisistiche, o manipolative, o con forte attivazione di difese onnipotenti contro la catastrofe) e dall'altra parte sostenere l'affaticamento psicologico oltre che fisico e a volte lo sconforto o il senso di impotenza di altri

- l'organizzazione di assemblee della popolazione dei vari campi, per attuare un primo "intervento di normalizzazione" e attivare la prevenzione del Disturbo Post Traumatico da Stress e delle altre conseguenze psicopatologiche del terremoto, presentando le differenze tra le reazioni psicologiche "normali" ad un evento catastrofale (ansia, paura, rabbia, vergogna per aver bisogno di aiuto, senso di colpa per essere sopravissuti, reazioni psicosomatiche varie ecc), per le quali è sufficiente il sudescritto protocollo di intervento individuale o gruppale, dalle reazioni più francamente "psicopatologiche" (attacchi di panico, depressione, evitamento fobico, irigidimento ossessivo ecc), per le quali è opportuno attivare uno specifico intervento psichiatrico o psicologico clinico

Un lavoro che durerà per alcuni mesi almeno e per questo continuerò ad essere costantemente presente sull'Altipiano per almeno tre o quattro giorni la settimana, mantenendo comunque continuamente e quotidianamente, anche quando sono a Roma, in determinati orari, tutti i contatti operativi con sindaci, responsabili dei campi, medici di base e psicologi operanti sul territorio


Quinto psico-reportage dall'Abruzzo: situazione dei Servizi Psi

Marco Longo


27 aprile

Venerdì scorso ho avuto modo di visitare l'ospedale da campo che è sorto nel parcheggio dell'Ospedale San salvatore, il "moderno" ospedale de L'Aquila, letteralmente "esploso" a causa del terremoto ... soprattutto al suo interno (proprio dove avrebbe dovuto garantire la maggior sicurezza a pazienti e sanitari): pareti squarciate, tramezzi caduti, pavimenti e soffitti aperti come scatole di sardine ...

Nell'ex parcheggio sono state allestite grandi tende bianche di plastica (gonfiabili), ognuna delle quali corrisponde ad un ambulatorio o ad un reparto medico o chirurgico, contornate di tende più piccole, ora blu (di tela,) ora grigie (gonfiabili), nelle quali si trovano i letti dei degenti, le apparecchiature, le farmacie e i magazzini di ogni reparto ... e qui e là ci sono poi dei grandi container, nei quali trovano posto locali diagnostici o clinici specialistici e persino dei TIR attrezzati per la radiologia e la TAC mobile

Nei "corridoi" tra le tende e i container c'è un gran viavai di persone: medici in camice, con i loro stetoscopi al collo o con indosso o in mano le altre piccole attrezzature cliniche portatili corrispondenti alla loro specializzazione; infermieri che portano provette o altri piccoli contenitori ospedalieri tipici; portantini che spingono i classici carrelli con sopra i grandi contenitori di acciaio o le usuali piccole apparecchiature cliniche mobili; e poi gli utenti, in affannosa ricerca di questo o quel reparto, o in rassegnata fila di fronte alle tende ambulatorio ...

Ma quel che colpisce di più sono forse due cose: da una parte uno strano silenzio (pur essendo tutti all'aperto), che non ha soltanto una valenza di rispetto per il pur particolare ambiente ospedaliero, ma che comunica anche qualcosa di sospensivo, di attonito ... e dall'altra parte una insolita presenza di parecchi ragazzi e bambini (che in genere non sono ammessi negli ospedali), che "passeggiano" insieme ai loro genitori ... uno dei quali magari è medico, infermiere o portantino ... persone quindi che probabilmente hanno perso tutto e purtuttavia sono lì per lavorare, con al seguito i loro piccoli gruppi famigliari (piuttosto che lasciarli in altri campi ed altre tende ... piuttosto che dis-perdersi o separarsi ancora ... ché forse sarebbe troppo arduo affrontare o sostenere altre perdite o separazioni)

Proprio all'inizio del campo c'è la tenda del Servizio di Neuropsichiatria Infantile e dell'Adolescenza, coordinato dal Prof. Sechi, che, come la maggioranza degli altri medici e operatori del suo "tenda-reparto" (come del resto quelli di ogni reparto dell'ex ospedale aquilano, anche se qui sembra di essere a Sarajevo), ha perso la casa e quindi viene al lavoro ogni giorno in macchina da Roma (come altri da Teramo, Chieti, Sulmona, Rieti ecc)

Proprio alla fine del campo invece ci sono le tende del Servizio Psichiatico di Diagnosi e Cura, che si trovano incredibilmente a fianco (cioè a un metro e mezzo di distanza) dalle tende del reparto di Malatti Infettive (per fortuna attualmente vuoto ... uno strano accostamento ... e non solo per gli eventuali problemi clinici che potrebbero instaurarsi); Servizio diretto dal Prof. Casacchia e nel quale ho incontrato il Dr. Pollice, che mi ha raccontato ciò che lui (come gli altri medici e operatori sanitari del resto) ha vissuto "quella" notte

Rocco non ha dato molto peso alla prima scossa di mezzanotte circa (quella che invece ha spinto la maggioranza della popolazione aquilana ad uscire in pigiama e sistemarsi in macchina, cosa che ha salvato centinaia o forse migliaia di persone), restando a letto, forse perché era molto stanco, o forse perché quella scossa, se pur molto più forte, faceva seguito alle tantissime altre che da novembre facevano traballare, in modo sempre più allarmante, l'Abruzzo; mentre quella fatale delle tre e mezza l'ha sbalzato dal letto, dopodiché ha avuto appena il tempo di vedere la parete esterna della stanza aprirsi, come esplodendo, prima di gettarsi fuori attraverso lo squarcio ...

E neanche un'ora e mezza dopo, inforcata la sua moto, era già in ospedale (o meglio, in quello che ne restava), come tutti gli altri sanitari, ad assistere persone ferite e terrorizzate, tamponare sanguinamenti, circoscrivere lesioni da schiacciamento, mettere punti, fasciare e bloccare arti fratturati ... cosa che è continuata ininterrottamente per giorni ...

Poi, sempre in moto, spesso con a bordo il settantenne ma sempre energico Prof. Casacchia, ha iniziato ad andare in giro in mezzo alla distruzione, cercando di rintracciare nei vari campi i pazienti che erano seguiti dal reparto, per garantire loro un minimo di continuità terapeutica, prima di tutto con la presenza, oltre che portando loro i farmaci prescritti dal piano terapeutico

Così come del resto hanno fatto gli operatori dell'ex Centro di Salute Mentale, diretto dal Dr. Sconci (anch'egli rimasto senza casa), crollato insieme ad un'ala dell'abazia di Colle Maggio, che hanno raccolto in una quindicina di tende gonfiabili adiacenti, nel campo del Globo, gran parte dei pazienti, una cinquantina circa, che seguivano sul territorio e nelle case famiglia, ricostituendo così una sorta di improvvisata comunità terapeutica, molto ben integrata, devo dire, con la vasta popolazione del campo

A questi pazienti, alcuni a tratti molto tristi, poi improvvisamente quasi euforici, alcuni statici o inibiti, altri invece molto operosi, ho avuto modo di portare e distribuire, nella mia ultima visita al Globo (dove è stata allestita anche la tenda-CSM), ciò che al momento serve di più: biancheria intima e tute di varie misure, accappatoi ed asciugamani, oltre che pannolini e pannoloni vari, molto utili in queste situazioni di emergenza e promiscuità

Per il resto continua la mia opera di raccordo tra tutti questi ricostruendi servizi (NPInfAd, SPDC, CSM) e i loro pazienti abitanti (attualmente in tende, ovviamente) con le rispettive famiglie nel territorio montano che va da Ocre a Rocca di Mezzo (a proposito: avete avuto modo di vedere il telegiornale delle 13 di domenica scorsa?), nei vari campi del quale, come ho già descritto nei precedenti reportages, presto tre o quattro giorni la settimana assistenza psichiatrica e psicologica volontaria, anche per sgravare per quanto possibile gli operatori dei servizi dal doversi muovere fuori dai campi de L'Aquila, evitando loro quantomeno gli spostamenti nella zona che seguo e che conosco da vicino da molti anni


Postilla al quinto psico-reportage: situazione del SerT de L'Aquila

Marco Longo



A completamento del mio quinto psico-reportage, riguardante l'attuale situazione dei servizi Psi in Abruzzo, aggiungo una postilla sul SerT de L'Aquila in base alle informazioni raccolte nei giorni scorsi

Vicino al CSM, sempre a Colle Maggio, si trovava il SerT de L'Aquila, anch'esso rimasto gravemente danneggiato dal terremoto e anch'esso raggiunto quasi subito da alcuni degli operatori, sia per la presenza al suo interno di metadone e di altri farmaci, che notoriamente devono essere sempre custoditi sotto debita sorveglianza, ma anche e soprattutto perchè, nella confusione e nel terrore delle prime ore dopo il sisma, molti degli utenti del SerT si erano spontaneamente radunati nei suoi pressi, quasi a cercare conforto e protezione in un luogo per loro quotidianamente usuale ed in una imprevista riunione gruppale, che forse potremmo anche definire di autoaiuto

E così è stato per alcuni giorni, anche grazie al generoso contributo dei Carabinieri dei NAS, che hanno fornito la prima assistenza, con gli operatori e gli utenti radunati insieme, giorno e notte, all'aperto, intorno ad un tavolino, vicino all'Abazia in parte crollata, in uno dei luoghi più isolati e mistici della città, cosa che non solo ha permesso di continuare al meglio possibile la distribuzione del metadone e degli altri farmaci, ma ha assunto la caratteristica di uno spontaneo accorpamento, per tentare di gestire insieme la paura e l'angoscia

Solo nella giornata di sabato, vigilia di Pasqua, una buona parte del gruppo degli utenti si è poi spostato, insieme a parte degli operatori, nell'ospedale da campo allestito a Coppito, nel parcheggio dell'ex Ospedale San Salvatore, dove sono state innalzate anche le tende del SerT e dove tuttora continua l'assistenza degli utenti che sono rimasti a L'Aquila, giacchè molti altri hanno invece preferito rifugiarsi lontano, per lo più sulla costa, ma anche qui raggiunti e assistiti tra l'altro, in modo rassicurante, anche da alcuni degli operatori, a loro ben noti, dell'ex SerT aquilano

Con grande abnegazione dunque, fin dal primo momento, gli operatori del SerT sono riusciti a garantire agli utenti il massimo dell'assistenza possibile, vista la situazione, mantenendo con loro i contatti e il legame di sostegno terapeutico o riallacciandolo con chi si era allontanato da L'Aquila; e già da mercoledì scorso sono anche ripresi alcuni dei gruppi precedentemente attivati, come quello per gli alcolisti e i loro familiari, gestito dalla drssa Spaziani, cui va un grande ringraziamento, sia per il grande lavoro svolto senza pausa in questi giorni, sia per averci messo al corrente di tutte queste informazioni

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