giovedì 27 agosto 2009

Uno strano punto di vista…



… mi è parso cogliere dalla lettura dell’articolo sul Corriere di oggi. Second Life morta?
Diciamo forse di si.. ma, e qui sorprenderei quelli che mi conoscono bene, come Mario Gerosa e tanti altri.
Come, vi domanderete voi, è morta?
Si, rispondo con la calma delle molte ore di ponderazione post lettura dell’articolo e dei commenti.
E’ morta la Second Life italiana.
Mi spiace però di non essere stata chiamata per dare la mia opinione, dato che la mia attiva presenza in rete, fa sì che in Google sbuchi spesso il mio nickname.
I commenti all’articolo parlano da soli.
Se ancora la gente commenta dicendo provate questo gioco piuttosto che Second Life. Vuol dire che ancora l’Italia non è pronta a recepire una piattaforma del genere.
Se ancora la si paragona a WOW, e ad altri giochi online e non, allora è meglio che si sta a giocare ai vampiri di Facebook o alla psp o quant’altro.
Second Life in sé non è morta, e non morrà di certo come sottolinea Lukemary nel suo commento puntuale da esperto di numeri qual è. Gode di ottima salute. E quindi non sto a commentare la lettura dei numeri fatta dall’autore.
All’estero però. Non di certo in Italia.
La bolla mediatica aveva iniziato bene, ma si è impantanata, nel passato e oggi, sempre e solo nei ritornelli stereotipati che parlavano di piattaforma chat, di sesso e incontri, e di soldi facili.
Spesso ho visto che nessuno si è preso la briga di entrare e vedere cosa è veramente e soprattutto a non limitarsi alla presenza italiana. Certo, chi entra convinto di entrare in un gioco ne rimarrà deluso, proprio perché non lo è. Né punti, né livelli da superare, né nemici da combattere. Si possono però trovare delle isole all’interno dove si può giocare addirittura non ad uno ma a 100 mmorpg diversi, e personalizzare il proprio avatar/personaggio a seconda del mmorpg giocato. Ma è un solo aspetto delle innumerevoli cose possibili in SL.
Gli italiani, tranne qualche rara eccezione si sono fermati al soldo, creando terre sulle quali cercano di affittare negozi per pagare il costo del server (è questa infatti la spesa che si sostiene acquistando terra virtuale). Oppure girovagano in cerca di avventure sessuali, o hanno portato aziende senza dare poi il supporto necessario o consigli per far funzionare la presenza in SL “mescolandola” con una forte presenza web e nei social network. O altri sono fuggiti paventando l’impossibilità di avere una Second Life in locale su server propri, cosa che oggi è possibile con pacchetti personalizzati della Linden Lab.
Tra l’altro, il voler far girare Second Life in “assolo” su un server locale, taglia di fatto i ponti a tutte quelle aziende, che vorrebbero unire la presenza virtuale a scopo meeting aziendale/training del personale, con l’utilità di una presenza pubblicitaria del proprio brand online e visitabile dal pubblico di Second Life.
Soprattutto, mi spiace doverlo dire, bisogna parlare con gli esperti, con coloro che vivono ancora il web e il virtuale primario (come definisco quello di Second Life) tutti i giorni, pur non essendo ne smanettoni, né alienati.
Chi compara il numero di iscritti di Facebook, o il revamp di Twitter italiana dopo il boom post campagna elettorale americana sul web, fa una comparazione sbagliata. E’ come comparare, senza disprezzarlo, il saper andare sul triciclo o con il sostegno delle rotelle, rispetto al saper andare su una bicicletta o guidare una moto.
Sono tutti step necessari per poter poi cogliere il meglio del web.
Ma l’esperienza più completa è globale.
Il nome Second Life non è una alternativa alla realtà, il sogno che non vivremmo mai, ma è una opportunità complementare. Una seconda opportunità che accorcia le distanze e, in tempi di recessione, valida alternativa a basso costo ad una videoconferenza (con l’attenzione dei partecipanti migliorata perché è assente la soggezione della webcam puntata addosso) o ad una conferenza a costi proibitivi.
Il nome fittizio che ci si crea in SL (abbreviazione di Second Life) è comunque univoco e non fraintendibile, come invece notiamo su altre piattaforme, sulle quali possiamo attribuirci anche il nome di un politico o della starlette di turno. Quanti di voi hanno pensato di intrattenere una chiacchierata, su siti dove è richiesto il proprio nome e cognome vero, con una persona più o meno conosciuta e poi si è accorto che è una bufala.
Pur se nascosti dall’anonimato (come nei commentatori dell’articolo del Corriere) la frequentazione in SL permette bene o male di capire l’interlocutore che ci sta di fronte. Parlare con un avatar è come parlare al telefono: sai che c’è un essere umano dietro un pc, e il suo carattere/animo alla lunga vien fuori, alla faccia di tutti quelli che pensano che l’anonimato sia una caratteristica deprecabile della piattaforma. Tutti i siti per la privacy offrono l'opportunità di un nick... tranne FB no?
Second Life cambierà nel prossimo futuro, come detto da T Linden nelle anticipazioni date alla SLCC di San Francisco pochi giorni fa, ed è già cambiata rispetto al nostro paese con la versione italiana già scaricabile da giugno, curata da me e da altri traduttori.
Altre novità e migliorie interesseranno diversi aspetti della piattaforma e permetteranno l’aumento della presenza di utenti diversi.
Le già presenti 250 università di tutto il mondo che la utilizzano per corsi a distanza o per particolari compiti all’interno di un corso specifico, sono un esempio. Esistono migliaia di utenti nelle mailing list fra educatori, sviluppatori, business e no profit, innumerevoli gli strumenti e i programmi interni sviluppati per assolvere al meglio ogni aspetto formativo. Le slides proiettabili, i video condivisibili con il pubblico, la presenza di enti ed aziende di ogni parte del mondo, gli istituti di lingue. Esempi se ne possono fare a migliaia, il 99% di questi sono purtroppo produzioni estere.
Una posizione di merito la hanno le istallazioni di enti medici che scambiano informazioni fra associati o verso il pubblico con sportelli dedicati. O anche quella di Virtual Ability che permette la fruizione di contenuti designati per i diversamente abili o percorsi interattivi per ciechi guidati da un pastore tedesco virtuale.
Tutto questo c’è, e viene pubblicizzato, ma a pochi interessa o non sanno come farlo fruttare…
Il solo fatto che la piattaforma SL dia l’opportunità al singolo di creare oggetti e mini programmi (scripts) per farli animare, la rende diversa da un comune MMORPG, dove l’ambiente è statico ed è fornito dalla casa produttrice. SL è quindi per questo anche pesante graficamente per i computers locali degli utenti, che devono digerire le creazioni sempre nuove di tutti gli altri utenti.
Esempi pratici non sfruttati di SL in Italia?
Architetture nuove da presentare ai committenti.
Architetture urbane con possibilità di far camminare l’avatar dentro le strutture ideate, provandole a misura d’uomo.
Agenzie immobiliari/interior designers che presentano ai clienti case pre e post ristrutturazione.
Prototipizzazione di prodotti.
Prove e bozzetti di linee moda sia abiti che accessori.
Prove di sfilate e loro ambientazioni.
Arte di tutte le tipologie
Siti storici riprodotti e interattivi (con spiegazioni storico culturali) per attirare turismo in Italia o far fruire a distanza i luoghi ai disabili di tutto il mondo.
Meetings aziendali per collaboratori sparsi sul territorio nazionale e internazionale (vedi caso IBM USA).
(Presto sarà possibile anche la condivisione di documenti in piattaforma).
Brainstorming.
Training in emergenza, ricreando ambientazioni di catastrofi naturali o incidenti stradali, ferroviari e aerei, incendi, non riproducibili nella realtà. Adatto sia alla classe dei soccorritori, sia ai volontari, sia per test di reattività del singolo.
Educazione in generale, da materie letterarie a tecnico scientifiche (recenti i corsi italiani sulla teoria delle stringhe), con metodi di validazione della presenza/identità dello studente online come già avviene all’estero. A maggio si è laureata in America una ragazza che ha frequentato il corso di laurea interamente in Second Life.
Uffici di Relazione con il pubblico di enti statali, ospedali, locali.
Le possibilità sono infinite davvero, ma certamente manca la digitalizzazione come anche la copertura ADSL in parecchie località in Italia. Questo è un gap che ci auguriamo possa venire colmato al più presto.

sabato 15 agosto 2009

iCPR is better than nothing

The importance of cardiopulmonary resuscitation (CPR) for survival of cardiac arrest patients has been demonstrated and the quality of CPR performance has also been demonstrated influences the outcome. We build a software “iCPR” for iPod designed specifically to CPR training.

iCPR lite is a software specifically dedicated to self-directed learning CPR through a tutorial. Full version will include a simple feedback module dedicated to CPR training for lay persons and healthcare professionals.

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Segnalo il divertentissimo video creato dagli amici Federico Semeraro e Gaetano Tammaro, sull'uso del tutorial per iPhone e iPod Touch 2G, per soccorrere qualsiasi persona che abbia un malore.

Il programma è scaricabile a 0.79 euro nell'app Store.



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